Il basso nel mondo del jazz
Benvenuti a tutti gli amanti del basso e della buona musica
Mentre per molti è ovvio che il basso si occupi della ritmica, può sembrare strano che uno strumento, oggettivamente poco adatto agli accordi, possa essere fondamentale per l'armonia, che in fondo non è altro che l'esecuzione contemporanea di più note. Eppure tutte quelle note suonate insieme assumono un aspetto diverso a seconda di quale sia la più bassa. E indovinate un po' a chi tocca suonare la più bassa? Proprio così, a noi.
Si sente spesso deridere il bassista che suona solo le toniche, perché non slappa a 300bpm, forse non sarà un bassista super-tecnico, ma ha capito qualcosa che a tanti bassisti sfugge: se non le suona lui, le toniche, non le suona nessuno.
Suonare quelle semplici, vibranti, spesso lunghissime note è il miglior aiuto che il basso possa dare all'armonia di un brano.
Il nostro ruolo dunque non è ritmico, non è armonico, il nostro ruolo è riuscire a lavorare su due delle tre componenti della musica, cosa che nessun altro strumento può fare. Siamo unici per questo, sta a noi approfittare di questo potere e creare qualcosa di bello.
-Fonte Altervista-
L'aspetto ritmico
"Il tappeto ritmico", "un groove solido", "quel particolare feeling" sono alcune delle definizioni del ruolo ritmico del basso. Non c'è dubbio che il ruolo ritmico sia il principale e che su di esso si basi essenzialmente il nostro ruolo, in quanto suonatori di questo magnifico strumento.
Quante canzoni meravigliose lo sono anche, se non soprattutto, grazie a una magnifica linea di basso, più o meno complessa (spesso le migliori sono composte da poche note suonate con gusto), ma di grande effetto, tanto da essere definita geniale?
Si dice che sia la batteria lo strumento ritmico più trascinante del gruppo. Forse è vero, ma di certo il ruolo del bassista non consiste nel seguire la cassa o il ride, nè nel "suonare sul due e sul quattro".
Il bassista deve essere in grado di gestire la ritmica del brano con o senza la batteria, anzi, deve saper portare avanti il gruppo fino alla fine del pezzo anche se la batteria fosse suonata da una scimmia ubriaca.
Il suo senso del ritmo e del tempo deve essere del tutto indipendente e solido.
Nulla deve distrarlo perché è lui che indica la rotta.
"Il tappeto ritmico", "un groove solido", "quel particolare feeling" sono alcune delle definizioni del ruolo ritmico del basso. Non c'è dubbio che il ruolo ritmico sia il principale e che su di esso si basi essenzialmente il nostro ruolo, in quanto suonatori di questo magnifico strumento.
Quante canzoni meravigliose lo sono anche, se non soprattutto, grazie a una magnifica linea di basso, più o meno complessa (spesso le migliori sono composte da poche note suonate con gusto), ma di grande effetto, tanto da essere definita geniale?
Si dice che sia la batteria lo strumento ritmico più trascinante del gruppo. Forse è vero, ma di certo il ruolo del bassista non consiste nel seguire la cassa o il ride, nè nel "suonare sul due e sul quattro".
Il bassista deve essere in grado di gestire la ritmica del brano con o senza la batteria, anzi, deve saper portare avanti il gruppo fino alla fine del pezzo anche se la batteria fosse suonata da una scimmia ubriaca.
Il suo senso del ritmo e del tempo deve essere del tutto indipendente e solido.
Nulla deve distrarlo perché è lui che indica la rotta.
Pippo Matino
“Non potevo iniziare questo viaggio nel mondo del jazz senza dare il giusto rilievo al mio maestro Pippo Matino. A lui devo il mio amore per il basso. Grazie Maestro!”
Pippo Matino, nato a Portici, è un bassista italiano. Intraprende lo studio del basso elettrico in giovane età ed acquista esperienza suonando in tutti i clubs napoletani con musicisti dell'area partenopea, cimentandosi in diverse situazioni stilistiche.
Le prime concrete esperienze nel campo del jazz e dintorni le ha con Lello Panico, con il quale incide anche un disco in compagnia di Maurizio Giammarco, Massimo Urbani, Danilo Rea.
Suona in altre varie formazioni con Pietro Condorelli, Bob Fix, Pietro e Pino Iodice, Larry Nocella, Franco Del Prete, Antonio Onorato, Daniele Sepe, Alberto D'Anna, Marco Zurzolo, con i quali incide anche alcuni dischi.
Qualche tempo dopo entra a far parte della band "Napoli Centrale" di James Senese, rimanendovi stabilmente, in occasione del tour, per circa un anno.
Pippo Matino, inoltre, ha suonato con il chitarrista Francesco Bruno, con il quale ha inciso due dischi: il primo dei quali ospitava, oltre al tastierista Pierpaolo Principato e il batterista Davide Pettirossi , il grande Richie Havens alla voce. E' stato co-leader, con il chitarrista Rocco Zifarelli e con il batterista cubano Horacio Hernandez, di un trio jazz-rock suonando brani propri e cover dei Weather Report. Ha fatto parte del quintetto del tastierista Ernesto Vitolo (con Bob Fix, Franco Giacoia, Lanfranco Fornari) con il quale ha anche inciso un cd.
In seguito è leader dell' Essential Team, una band composta, a seconda dei periodi, dai batteristi Pietro Iodice, Sergio Di Natale e Claudio Romano e i sassofonisti Rosario Giuliani, Javier Girotto, Giulio Martino e Roberto Schiano al trombone. Con questo gruppo, suonando in molti clubs italiani, presenta un repertorio misto di brani inediti e cover jazz esprimendo una musica ricca di influenze di Jazz-Rock-Funky.
Il 31 luglio 2015, nell'ambito della manifestazione "Bravo Jazz" a Sanremo, è stato guest, con la pianista-cantante cubana Janysett McPherson, del "Pino Daniele Project" di Luciano del Gaudio.
L'Essential team
PIPPO MATINO el. bass
CLAUDIO ROMANO drums
GIULIO MARTINO tenor & soprano sax
ROBERTO SCHIANO trombone
L' Essential team è la nuova band diretta dal bassista partenopeo Pippo Matino. L'abbinamento non proprio "usuale" di strumenti quali il basso elettrico, la batteria, il sax ed il trombone, unito alle sonorità molto versatili e, in taluni casi alquanto originali, generate dall'utilizzo efficace e creativo di una particolare effettistica sul basso, contribuiscono alla creazione di una musica molto scarna, essenziale per l'appunto, ma allo stesso tempo ricca di energia e di continue idee. L'utilizzo di un "looper" in "real time" infatti permette di registrare delle linee armoniche, ritmiche o melodiche ed interagire con esse al momento stesso. Il repertorio è composto quindi da momenti totalmente improvvisati e da composizioni vecchie e nuove, tratte sia da precedenti lavori discografici che dal nuovo album di prossima uscita. La musica che ne vien fuori è quindi molto "contaminata", una mix totale di jazz-rock-funky ove confluiscono tutte le esperienze musicali fatte fino ad ora dai 4 musicisti sul palco. I musicisti dell'Essential Team, inoltre, non dimenticano la lezione melodica e la tradizione della musica Mediterranea (questo è inevitabile essendo napoletani!). Non di rado questa band ama ospitare musicisti che, proprio per queste caratteristiche, riescono agevolmente ad inserirsi nel contesto musicale stesso.
-Fonte jazz Italia-
Pippo Matino, nato a Portici, è un bassista italiano. Intraprende lo studio del basso elettrico in giovane età ed acquista esperienza suonando in tutti i clubs napoletani con musicisti dell'area partenopea, cimentandosi in diverse situazioni stilistiche.
Le prime concrete esperienze nel campo del jazz e dintorni le ha con Lello Panico, con il quale incide anche un disco in compagnia di Maurizio Giammarco, Massimo Urbani, Danilo Rea.
Suona in altre varie formazioni con Pietro Condorelli, Bob Fix, Pietro e Pino Iodice, Larry Nocella, Franco Del Prete, Antonio Onorato, Daniele Sepe, Alberto D'Anna, Marco Zurzolo, con i quali incide anche alcuni dischi.
Qualche tempo dopo entra a far parte della band "Napoli Centrale" di James Senese, rimanendovi stabilmente, in occasione del tour, per circa un anno.
Pippo Matino, inoltre, ha suonato con il chitarrista Francesco Bruno, con il quale ha inciso due dischi: il primo dei quali ospitava, oltre al tastierista Pierpaolo Principato e il batterista Davide Pettirossi , il grande Richie Havens alla voce. E' stato co-leader, con il chitarrista Rocco Zifarelli e con il batterista cubano Horacio Hernandez, di un trio jazz-rock suonando brani propri e cover dei Weather Report. Ha fatto parte del quintetto del tastierista Ernesto Vitolo (con Bob Fix, Franco Giacoia, Lanfranco Fornari) con il quale ha anche inciso un cd.
In seguito è leader dell' Essential Team, una band composta, a seconda dei periodi, dai batteristi Pietro Iodice, Sergio Di Natale e Claudio Romano e i sassofonisti Rosario Giuliani, Javier Girotto, Giulio Martino e Roberto Schiano al trombone. Con questo gruppo, suonando in molti clubs italiani, presenta un repertorio misto di brani inediti e cover jazz esprimendo una musica ricca di influenze di Jazz-Rock-Funky.
Il 31 luglio 2015, nell'ambito della manifestazione "Bravo Jazz" a Sanremo, è stato guest, con la pianista-cantante cubana Janysett McPherson, del "Pino Daniele Project" di Luciano del Gaudio.
L'Essential team
PIPPO MATINO el. bass
CLAUDIO ROMANO drums
GIULIO MARTINO tenor & soprano sax
ROBERTO SCHIANO trombone
L' Essential team è la nuova band diretta dal bassista partenopeo Pippo Matino. L'abbinamento non proprio "usuale" di strumenti quali il basso elettrico, la batteria, il sax ed il trombone, unito alle sonorità molto versatili e, in taluni casi alquanto originali, generate dall'utilizzo efficace e creativo di una particolare effettistica sul basso, contribuiscono alla creazione di una musica molto scarna, essenziale per l'appunto, ma allo stesso tempo ricca di energia e di continue idee. L'utilizzo di un "looper" in "real time" infatti permette di registrare delle linee armoniche, ritmiche o melodiche ed interagire con esse al momento stesso. Il repertorio è composto quindi da momenti totalmente improvvisati e da composizioni vecchie e nuove, tratte sia da precedenti lavori discografici che dal nuovo album di prossima uscita. La musica che ne vien fuori è quindi molto "contaminata", una mix totale di jazz-rock-funky ove confluiscono tutte le esperienze musicali fatte fino ad ora dai 4 musicisti sul palco. I musicisti dell'Essential Team, inoltre, non dimenticano la lezione melodica e la tradizione della musica Mediterranea (questo è inevitabile essendo napoletani!). Non di rado questa band ama ospitare musicisti che, proprio per queste caratteristiche, riescono agevolmente ad inserirsi nel contesto musicale stesso.
-Fonte jazz Italia-
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Dario Deidda
Descrivere la straordinaria personalità musicale di Dario Deidda è opera ardua: il musicista di lontane origini cagliaritane, racchiude in sé le doti del leader, del compositore, dell’insegnante (diplomato in basso elettrico e contrabbasso), del session man, oltre che del virtuoso del basso elettrico e del contrabbasso.
Raramente per un musicista si palesano consensi tanto unanimi: dall’ascoltatore colto, al semplice fruitore fino al musicista e al critico musicale, Dario Deidda è considerato da tutti un artista a 360 gradi, un musicista colto e raffinato e un bassista di primissimo livello.
I riconoscimenti e la stima per Deidda hanno varcato da tempo i confini nazionali e in ogni occasione tale speciale considerazione si rivela nelle tante collaborazioni eccellenti, nella partecipazione ad eventi e festival internazionali e nell’affermazione (sempre in cima al podio) nei consueti jazz awards organizzati dalle riviste specializzate. Dario Deidda è artista ricercato e dotato di sensibilità profonda e ampi orizzonti musicali: Deidda è un musicista poliedrico in grado di dare il meglio di sé stesso in contesti jazzistici più tradizionali ed acustici fino a progetti improntati su suggestioni decisamente elettriche, spazianti dal jazz/rock fino a atmosfere decisamente Funk.
Tocco e sensibilità raffinatissima sul basso fretless, groove e virtuosismo di matrice “pastoriusiana” sul jazz bass fretted e swing e interplay sul contrabbasso oltre che, come nelle più recenti sperimentazioni, sul basso acustico. Per l’occasione il chitarrista fondatore della band fusion cagliaritana Pork Explosion, Marcello Contu ha voluto intervistare, non solo un grande musicista di fama internazionale, ma anche e soprattutto un caro amico;
ne è uscito un dialogo profondo sull’onda dei ricordi, di rapidi flash della sua straordinaria carriera musicale, insieme ad un cocktail di riflessioni esistenziali e spirituali.
-Intervista di Marcello Contu-
Raramente per un musicista si palesano consensi tanto unanimi: dall’ascoltatore colto, al semplice fruitore fino al musicista e al critico musicale, Dario Deidda è considerato da tutti un artista a 360 gradi, un musicista colto e raffinato e un bassista di primissimo livello.
I riconoscimenti e la stima per Deidda hanno varcato da tempo i confini nazionali e in ogni occasione tale speciale considerazione si rivela nelle tante collaborazioni eccellenti, nella partecipazione ad eventi e festival internazionali e nell’affermazione (sempre in cima al podio) nei consueti jazz awards organizzati dalle riviste specializzate. Dario Deidda è artista ricercato e dotato di sensibilità profonda e ampi orizzonti musicali: Deidda è un musicista poliedrico in grado di dare il meglio di sé stesso in contesti jazzistici più tradizionali ed acustici fino a progetti improntati su suggestioni decisamente elettriche, spazianti dal jazz/rock fino a atmosfere decisamente Funk.
Tocco e sensibilità raffinatissima sul basso fretless, groove e virtuosismo di matrice “pastoriusiana” sul jazz bass fretted e swing e interplay sul contrabbasso oltre che, come nelle più recenti sperimentazioni, sul basso acustico. Per l’occasione il chitarrista fondatore della band fusion cagliaritana Pork Explosion, Marcello Contu ha voluto intervistare, non solo un grande musicista di fama internazionale, ma anche e soprattutto un caro amico;
ne è uscito un dialogo profondo sull’onda dei ricordi, di rapidi flash della sua straordinaria carriera musicale, insieme ad un cocktail di riflessioni esistenziali e spirituali.
-Intervista di Marcello Contu-
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Marcus Miller
Marcus Miller (New York, 14 giugno 1959) è un bassista, compositore e produttore discografico statunitense.
Considerato uno dei maestri del funk per il suo stile personale di suonare il basso, Miller viene soprannominato con l’appellativo di “superman of soul”. Numerose sono state le sue partecipazioni al fianco di famosi artisti come il trombettista Miles Davis, il cantante Luther Vandross e il sassofonista David Sanborn. Viene annoverato tra i maestri della tecnica slap che adopera in maniera eccellente ed è messa al servizio della melodia e del groove.
Oltre al basso elettrico, Miller suona il clarinetto (strumento in cui ha avuto una vera e propria formazione musicale), il clarinetto basso, le tastiere, il sassofono e la chitarra.
Il suo personalissimo stile nel suonare il basso è frutto delle esperienze maturate al fianco di artisti di altissimo livello, come ad esempio Miles Davis. Fu Kenny Washington ad introdurlo nella cerchia del jazz che conta e a presentarlo al grande Miles Davis. Ed è proprio con il celebre trombettista che Miller collaborerà nel 1981 e nel 1982 contribuendo alla realizzazione di “Tutu” e “Music From Siesta”. Dopo la morte di Davis, Marcus Miller decide di formare la propria band, anche se le collaborazioni con i grandi della scena del jazz continuano. Suona con David Sanborn, con Bobby Humphrey e Lenny White. Nel 1991 Miller vince un Grammy Award per il brano “Power of Love/Love Power” scritta con Teddy Vann e Luther Vandross.
Il primo lavoro come solista si intitola “The Sun don’t Lie” (1993). L’album ha un grande successo nei circuiti jazz e ottiene una nomination ai Grammy Awards. Nel 1994 pubblica “Tales”, un lavoro dedicato alle parole dei maestri del jazz classico. In questo album, un vero e proprio capolavoro, frammenti inediti e spezzoni in voce di Miles Davis, Billie Holiday, Lester Young, Joe Sample, Roberta Flack, e altri leggendari personaggi della black music si alternano a personalissime interpretazioni di Miller e alle strabilianti invenzioni del suo basso elettrico. L’album “Live & More” (1997) distribuito in Europa e in Giappone è un’ulteriore consacrazione del lavoro di questo straordinario artista. Nel 1998 esce “Suddenly”, e nel 2001 “M2”, realizzato in collaborazione con artisti quali Kenny Garrett, Herbie Hancock, Frank Wesley, Wayne Shorter, Maceo Parker. L’album viene accolto con grande entusiasmo in tutto il mondo e gli vale, nel 2002, un Grammy Award come miglior album di jazz contemporaneo. Approfittando della calorosa accoglienza da parte del pubblico, Marcus intraprende una tournée mondiale, la cui testimonianza è contenuta nell’album “The Ozell Tapes – The Official Bootleg” del 2002.
-Fonte Altervista-
Considerato uno dei maestri del funk per il suo stile personale di suonare il basso, Miller viene soprannominato con l’appellativo di “superman of soul”. Numerose sono state le sue partecipazioni al fianco di famosi artisti come il trombettista Miles Davis, il cantante Luther Vandross e il sassofonista David Sanborn. Viene annoverato tra i maestri della tecnica slap che adopera in maniera eccellente ed è messa al servizio della melodia e del groove.
Oltre al basso elettrico, Miller suona il clarinetto (strumento in cui ha avuto una vera e propria formazione musicale), il clarinetto basso, le tastiere, il sassofono e la chitarra.
Il suo personalissimo stile nel suonare il basso è frutto delle esperienze maturate al fianco di artisti di altissimo livello, come ad esempio Miles Davis. Fu Kenny Washington ad introdurlo nella cerchia del jazz che conta e a presentarlo al grande Miles Davis. Ed è proprio con il celebre trombettista che Miller collaborerà nel 1981 e nel 1982 contribuendo alla realizzazione di “Tutu” e “Music From Siesta”. Dopo la morte di Davis, Marcus Miller decide di formare la propria band, anche se le collaborazioni con i grandi della scena del jazz continuano. Suona con David Sanborn, con Bobby Humphrey e Lenny White. Nel 1991 Miller vince un Grammy Award per il brano “Power of Love/Love Power” scritta con Teddy Vann e Luther Vandross.
Il primo lavoro come solista si intitola “The Sun don’t Lie” (1993). L’album ha un grande successo nei circuiti jazz e ottiene una nomination ai Grammy Awards. Nel 1994 pubblica “Tales”, un lavoro dedicato alle parole dei maestri del jazz classico. In questo album, un vero e proprio capolavoro, frammenti inediti e spezzoni in voce di Miles Davis, Billie Holiday, Lester Young, Joe Sample, Roberta Flack, e altri leggendari personaggi della black music si alternano a personalissime interpretazioni di Miller e alle strabilianti invenzioni del suo basso elettrico. L’album “Live & More” (1997) distribuito in Europa e in Giappone è un’ulteriore consacrazione del lavoro di questo straordinario artista. Nel 1998 esce “Suddenly”, e nel 2001 “M2”, realizzato in collaborazione con artisti quali Kenny Garrett, Herbie Hancock, Frank Wesley, Wayne Shorter, Maceo Parker. L’album viene accolto con grande entusiasmo in tutto il mondo e gli vale, nel 2002, un Grammy Award come miglior album di jazz contemporaneo. Approfittando della calorosa accoglienza da parte del pubblico, Marcus intraprende una tournée mondiale, la cui testimonianza è contenuta nell’album “The Ozell Tapes – The Official Bootleg” del 2002.
-Fonte Altervista-
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Victor Wooten
Nato in Virginia (USA), venne iniziato precocemente alla musica dalla propria famiglia; all'età di tre anni, Victor formò, con i suoi fratelli, il gruppo "The Wootens". Alla data della sua prima esibizione con i fratelli, Victor aveva solo cinque anni. Successivamente ebbe modo di formare i propri eclettici gusti musicali, assimilando l'anima soul di James Brown e allo stesso tempo la tecnica innovativa dei Weather Report, in cui negli anni settanta militava il celeberrimo Jaco Pastorius, l'artista che, più di ogni altro, ha elevato il basso elettrico a strumento solista, segnandone la storia in maniera indelebile.
Sotto l'influenza dello stesso Pastorius e di altri bassisti di calibro, come Stanley Clarke, Wooten ebbe modo di approfondire diverse collaborazioni, prevalentemente nell'ambito del rock, prima di dedicarsi alla carriera solista. Nei suoi dischi, quasi sempre interamente strumentali, la tecnica viene elevata all'ennesima potenza dall'artista. In un contesto che può essere definito sommariamente funky-jazz, Wooten cerca l'impatto ritmico, nel contempo concedendosi a virtuosismi. Malgrado l'utilizzo di un'ampia serie di tecniche esecutive, Victor è divenuto famoso per l'aver creato numerose varianti allo slap (vedi Open Hammer Pluck), una particolare tecnica percussiva utilizzata principalmente nella musica fusion.
Di notevole spessore sono i duetti "sperimentali" con un altro bassista di fama, Steve Bailey, con il quale ha registrato alcune pregevoli incisioni, dove i due strumenti riescono a fondersi ed integrarsi alla perfezione. Dal 1988 collabora stabilmente col gruppo fusion Béla Fleck and the Flecktones. Il gruppo è composto da musicisti di notevole spessore tecnico quali: Béla Fleck al banjo, Jeff Coffin al sassofono, Futurman (fratello dello stesso Victor) al Drumitar (una strana batteria elettronica da lui stesso inventata). Da segnalare la collaborazione con Dennis Chambers e Greg Howe con i quali ha composto il disco Extraction.
Nel 2008 nasce il progetto S.M.V. insieme a Stanley Clarke e a Marcus Miller che ha dato alla luce il loro primo album, Thunder, rilasciato nell'agosto 2008 e seguito da un tour mondiale durato alcuni mesi.
-Fonte Altervista-
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BOOTSY COLLINS
Bootsy Collins cantante e bassista, Americano, insieme a suo fratello Catfish Collins, Kash Waddy e Philippe Winne nel 1968 fonda i Pacesetters. Nel 1971 suonavano con James Brown con il loro gruppo the J.B's. James Brown licenzia Bootsy Collins perche' in un concerto fu preda di allucinazioni da LSD e si scontrarono svariate volte perche' Brown imponeva una ferrea disciplina alla sua band.
Nel 1980 con il nome di Sweat Band pubblicarono un altro album. Bootsy collaborerà nel 1984 con Jerry Harrison dei Talking Heads alla produzione di Five Minute in cui viene campionato un discorso di Ronald Regan. Il risultato sarà il disco intitolato "Bonzo goes to Washinton".
Nel 1980 con il nome di Sweat Band pubblicarono un altro album. Bootsy collaborerà nel 1984 con Jerry Harrison dei Talking Heads alla produzione di Five Minute in cui viene campionato un discorso di Ronald Regan. Il risultato sarà il disco intitolato "Bonzo goes to Washinton".
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Weather Report
Weather Report ebbero un periodo di pura improvvisazione in cui l'unico obiettivo della band sembrava quello di ottenere un suono corale, spontaneo, basato sull'abbattimento delle gerarchie tra strumenti. Formato nei primi '70 dal sassofonista americano Wayne Shorter e dal tastierista austriaco Joe Zawinul, conosciutisi nella big band di Maynard Ferguson e poi incontratisi alla corte jazz-rock del Miles Davis di In A Silent Way e Bitches Brew, i Weather Report dei primi tre lavori, quelli precedenti l'ingresso del bassista Jaco Pastorius, mise in piedi un ribollente intreccio di jazz, musiche etniche, r&b, funk e ritmi latini caratterizzato da lunghe oscillazioni strumentali e dove alla fine contava il risultato collettivo, meno i virtuosismi del singolo musicista.
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Stanley Clarke
Stanley Clarke è stato uno fra i bassisti elettrici più influenti per tutto il periodo jazz-rock e il bassista più imitato prima dell’avvento di Jaco Pastorius. Dotato di una grande tecnica, virtuoso e versatile, ha speso gran parte della sua carriera fuori dagli ambiti del jazz. Le sue influenze sono, chiaramente, derivate dai maestri dello strumento quali Jimmy Blanton e Oscar Pettiford. Esordisce come musicista professionista a New York con jazzisti del calibro di Gil Evans, Art Blakey, Dexter Gordon, Horace Silver e Stan Getz. La svolta nella sua carriera avviene quando si unisce al gruppo “Return To Forever” guidato dal pianista Chick Corea. I RTF incominciano a suonare musica jazz-rock e Clarke diviene il mago del basso elettrico e il musicista di tendenza del gruppo. Riceve svariati riconoscimenti dal pubblico e dalla critica specializzata e nel 1976 incide il fortunato album School Days con la partecipazione di Steve Gadd, Billy Cobham, John McLaughlin e altri. All’apice del successo abbandona il jazz, si unisce al gruppo funky di George Duke. Ritornerà al jazz, dopo anni di musica commerciale, solo negli ultimi tempi con sporadiche collaborazioni con maestri del jazz tra cui il pianista McCoy Tyner. Ha recentemente pubblicato un disco insieme ad altri 2 famosi bassisti fusion Victor Wooten e Marcus Miller utilizzando il nome S.M.V. Il titolo dell’album è Thunder.
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Napoli Centrale
Il Groove made in Napoli
Napoli Centrale sono uno dei più importanti complessi del panorama della musica jazz-rock italiana degli anni settanta. Il leader della band è il noto sassofonista napoletano James Senese.
Il gruppo viene fondato nel 1975 grazie a James Senese, eclettico sassofonista, e al batterista Franco Del Prete provenienti dalla precedente esperienza musicale negli Showmen. Gli altri componenti della formazione sono Mark Harris (piano) e Tony Walmsley (basso e chitarra) che dopo il primo LP abbandona il gruppo per unirsi ad un'altra formazione, il Rovescio della Medaglia. In seguito si aggiungono per un breve periodo Pippo Matino al basso elettrico e Peppe Sannino alle percussioni. Nella band, prima di dedicarsi alla carriera solista, per qualche periodo ha militato anche Pino Daniele al basso.
Il gruppo viene fondato nel 1975 grazie a James Senese, eclettico sassofonista, e al batterista Franco Del Prete provenienti dalla precedente esperienza musicale negli Showmen. Gli altri componenti della formazione sono Mark Harris (piano) e Tony Walmsley (basso e chitarra) che dopo il primo LP abbandona il gruppo per unirsi ad un'altra formazione, il Rovescio della Medaglia. In seguito si aggiungono per un breve periodo Pippo Matino al basso elettrico e Peppe Sannino alle percussioni. Nella band, prima di dedicarsi alla carriera solista, per qualche periodo ha militato anche Pino Daniele al basso.
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